La comunicazione verbale omologata
Tutti siamo bombardati ogni giorno dalla comunicazione
mass-mediale. La televisione e la radio contribuiscono non poco a
influenzare, tanto in positivo che in negativo, il nostro modo di
esprimerci. Ora, se è innegabile che radio e televisione hanno dato
un contributo enorme alla formazione di una lingua unica nazionale è
tuttavia altrettanto evidente quanta parte abbiano avuto nel creare
un linguaggio omologato, utile a tutti e adatto a tutti. In un
sistema collettivo di comunicazione è inevitabile che questo accada.
Così essendo tutti immersi nel medesimo magma mass-mediale , poiché
tutti riceviamo gli stessi messaggi formulati in moduli pubblicitari
ed elaborati al fine di risultare efficaci in contesti speculativi ,
siamo tutti portati a comunicare allo stesso modo, tutti restiamo
condizionati da modalità comunicative necessariamente orientate a
funzionare bene in un contesto di massa.
La morale è che ogni oratore, se vuole essere efficace e persuasivo,
deve elaborare un proprio modulo oratorio originale ed esclusivo.
Utilizzare frasi fatte, o peggio, usare il linguaggio della
pubblicità, significa non essere originali né creativi.
La comunicazione omologata può diventare per ogni oratore una
trappola mortale. Non che sia sempre possibile parlare al pubblico
in maniera del tutto originale rispetto agli altri visto che la
nostra lingua ha basi comuni, ma è senz’altro possibile non fare gli
errori degli altri. Evitate quindi riferimenti scontati su fatti
troppo conosciuti di cui il pubblico potrebbe già avere una propria
idea o magari un pregiudizio: sarà molto meglio utilizzare aforismi
o frasi celebri di grandi pensatori (delle quali non è difficile
farsi una scorta). I formatori professionisti, per esempio,
utilizzano una serie di frasi celebri al fine di rafforzare le
proprie idee o di confutare quelle degli altri sfruttando a proprio
vantaggio l’autorevolezza culturale delle loro fonti. Che siate voi
ad affermare un principio è un fatto, ma se lo stesso principio è
sostenuto da un premio nobel o da uno scrittore di fama
internazionale sarà più difficile opporre resistenza alle vostre
argomentazioni. Ricordate: è del tutto probabile che ci sia già
stato qualche “grande” che abbia pensato e magari approfondito il
vostro argomento, basta cercarlo.
Come tutti voi ho avuto modo di partecipare a moltissime conferenze
seduto in platea e spesso mi è capitato di ascoltare un oratore
esordire con una frase presa a prestito da un qualche celebre spot
pubblicitario: beh, qualche volta ha funzionato, ma il più delle
volte il risultato è stato penoso ed il gelo e la disapprovazione
iniziale hanno addirittura rischiato di inficiare il risultato
dell’incontro. Utilizzare le parole degli altri riesce sempre un po’
penoso. Questo accade a quegli oratori i quali si convincono che
quello che piace a loro, piaccia anche agli altri. Credere che
quello che fa ridere loro, faccia ridere anche gli altri è un errore
grossolano. Significa che l’oratore parte da una errata valutazione
dei bisogni emotivi degli altri. è lo stesso errore commesso da un
venditore che tenti di convincere un cliente ad acquistare
un’automobile perché ha un bagagliaio enorme, senza pensare che il
cliente potrebbe essere un single che non viaggia e che non ha in
alcun modo bisogno di un ampio bagagliaio. Per evitare errori di
questo tipo vedremo comunque, in un apposito capitolo l’importanza
di una preventiva valutazione del pubblico. |